La vita dal rettangolo.
Autobiografia poetica
por Lapo Benini
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Sobre o livro
Dalla premessa dell'autore.
Ogni volta che mi ritrovo intento a descrivere la natura che vedo dalla finestra mi sembra di prendermi in giro, come posso descrivere questo gioioso rettangolo che tende al fuoco? E dondola la natura, melodie ondeggiano coi corpi vibrando della loro stessa musica dovuta al fiato amorevole della vita, dal vento coccolate, oppure rinvigorite sempre, ma come un tenue schiaffo. Ma ci sono foglie che non sono gialle o giallastre o verdi o verdastre ma riverberano d'oro del sole, essenza della vita, questo tra i suoi doni per chi riesce a vederli; ma per quanto dicevo sulla vita, tutti possono vedere o non vedere; leggendo una poesia gli alberi di certo non si mettono a bruciare, ma si può dire che aver guardato un albero quel poco di più per poterlo apprezzare non sia vedere? No di certo. Hai scorto il bello, cos'altro c'era da vedere? La mia poesia è un tentativo ridicolo di rendere a parole ciò che sotto estasi io vedo e sento, l'arte è quell’attimo per raggiungere un'estasi ben più protratta.
Dall’introduzione di Roberto Lucca Taroni.
Colore. La poesia di Lapo Benini è declamazione muta, parlata dai colori. Sempre in cammino verso la individuazione di un colore mai visto.
Memoria. La memoria, non il ricordo, regge la poesia di Lapo Benini. Qualcosa che ha luogo senza avere luogo. È atopica, come dettata dall’esistenza. La memoria restituisce il non-avvenimento nella sua declinazione di possibilità.
Natura. La natura per Lapo Benini e uno-e-tutto. Il molteplice della sua apparizione è la sua unità. La natura non è giudicata e non è giudicante. Appare.
Ogni volta che mi ritrovo intento a descrivere la natura che vedo dalla finestra mi sembra di prendermi in giro, come posso descrivere questo gioioso rettangolo che tende al fuoco? E dondola la natura, melodie ondeggiano coi corpi vibrando della loro stessa musica dovuta al fiato amorevole della vita, dal vento coccolate, oppure rinvigorite sempre, ma come un tenue schiaffo. Ma ci sono foglie che non sono gialle o giallastre o verdi o verdastre ma riverberano d'oro del sole, essenza della vita, questo tra i suoi doni per chi riesce a vederli; ma per quanto dicevo sulla vita, tutti possono vedere o non vedere; leggendo una poesia gli alberi di certo non si mettono a bruciare, ma si può dire che aver guardato un albero quel poco di più per poterlo apprezzare non sia vedere? No di certo. Hai scorto il bello, cos'altro c'era da vedere? La mia poesia è un tentativo ridicolo di rendere a parole ciò che sotto estasi io vedo e sento, l'arte è quell’attimo per raggiungere un'estasi ben più protratta.
Dall’introduzione di Roberto Lucca Taroni.
Colore. La poesia di Lapo Benini è declamazione muta, parlata dai colori. Sempre in cammino verso la individuazione di un colore mai visto.
Memoria. La memoria, non il ricordo, regge la poesia di Lapo Benini. Qualcosa che ha luogo senza avere luogo. È atopica, come dettata dall’esistenza. La memoria restituisce il non-avvenimento nella sua declinazione di possibilità.
Natura. La natura per Lapo Benini e uno-e-tutto. Il molteplice della sua apparizione è la sua unità. La natura non è giudicata e non è giudicante. Appare.
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